Il paese “invisibile” nascosto dalle colline

Il paese si trova all’interno di una valle ricca di ripidi pendii e di sorgenti, i cui torrenti confluiscono nel rio Isalle e fanno parte del sistema del Cedrino.

Il terreno, granitico, presenta il tipico bosco della macchia mediterranea ed è quindi ricco di olivastri, lentischi e querce. Questo spiega lo sviluppo storico dell’economia basato essenzialmente sulla pastorizia più che sull’agricoltura.

Lollove, unico borgo della vallata di Marreri che ha sfidato i secoli, è una rara testimonianza di come doveva essere la Sardegna rurale tra Cinquecento e Ottocento, ed è caratterizzato dalle vie strette e tortuose lastricate di ciottoli e dalle case dai tetti a spioventi con tegole d’argilla, costruite in pietra grigia. Le abitazioni, spesso in rovina, presentano porte con architravi e sono dotate di forno a legna e camino, unica fonte di riscaldamento.

Il paese non è distribuito sull’altipiano, ma quasi alle sue pendici. La sua particolare posizione fa sì che esso sia invisibile solo se si percorre la linea del crinale dei monti che circondano la valle.

Il sistema insediativo del villaggio, storicamente e geograficamente, è inserito all’interno di quello del Cedrino e dei suoi affluenti, questo, per la comunità, ha significato il controllo delle risorse idriche della collina e la protezione fisica della comunità favorita da una sostanziale “invisibilità”.

Maria Giacobbe, a questo proposito, ha scritto: “Lollove non lo si vedeva da nessuna parte, né di giorno né di notte. Su nessuna costa o cresta di collina o di montagna c’era una macchiolina o una lucetta che certificasse l’esistenza di Lollove, e nessuna delle strade che uscivano da Nuoro portava a un paese che avesse quel nome”.

Tale scelta insediativa deriva probabilmente dall’esigenza della popolazione di stabilirsi in un luogo protetto dalle invasioni esterne, soprattutto quella romana.

Nella linea dei crinali del centro Sardegna che dai massicci centrali del Gennargentu procede verso il nord-est, e al di là di Monte Gonare, cominciano i vasti spazi dei centri del nuorese, cui Lollove fa riferimento.

Nuoro, originariamente un piccolo villaggio, assunse nei secoli una crescente importanza, in quanto presidia il crinale principale e ne costituisce la parte terminale, così da controllare tutti i percorsi di merci e della transumanza, in un promontorio naturale particolarmente strategico.

Da Nuoro si dominano a est le creste calcaree del Supramonte di Oliena e le valli che declinano verso le Baronie; ad ovest le valli che poi risalgono verso gli altipiani di Orune e di Bitti.

Qui, nella vallata che guarda Marreri, sorge Lollove, nascosta nel fondo valle e invisibile dagli altipiani che la sovrastano.

Il borgo rifugge, dunque, dalle collocazioni di crinale o di cresta, troppo esposte ai fattori naturali, privilegiando la collocazione defilata di mezza costa, su terrazzo più prossimo al fondovalle.

Così l’Angius, la descrive nel 1838: “Siede nella pendice australe del gran terrazzo di Bithi in una valletta, dove è poca ventilazione, molta umidità, frequente nebbia, gran calore d’estate e poco freddo nell’inverno. Le piogge non sono scarse, le tempeste non rare.”

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